Gennaio 2012, anno IX, numero 16

Enrico De Lea, inediti da "La furia refurtiva", con una nota di Giorgio Bonacini

dalla sezione Serpe di Laconia



(introibo)


Risibili alle passioni del rapace
falcidiato volto,
la presa pur convinta della mano
e il mesto freddo della pietra
lavica, come di profilo
calcidese o messenio, mercatante,
profugo da un mare,
per cui levare l’acqua all’occasione
d’umiliato controllo, debito
all’occhio ionico, tra brume.

Mauro Germani, da “Terra estrema”, L’arcolaio 2011, nota critica di Rosa Pierno

**

Lontananza che allontana.

Notte dentro la notte.

Danzano le ombre
al canto dell’Assenza
e già nel buio
si perdono i confini,
i nostri nomi incerti.

E non c’è più

         non è più qui

il corpo ignoto
del mondo.

 

**

Convegno “Parola per parola”, galleria fotografica di Sabrina Valentino

Silvia Rosa, prosa inedita "Corrispondenza (d)al limite", con premessa di Mara Cini

“che cosa resta di ogni parola sgusciata…”?  Si prenda in mano una parola “sgusciata” e si avrà di questa parola la percezione più personale, spogliata dei significati correnti, riportata a un nucleo di identità sospesa fatta di memoria ed esperienza che la dilata. Ma ogni respiro, ogni sguardo, ogni soffio ha il suo inverso. Allora riappare il guscio che  soffoca, nasconde, racchiude.

Maria Pia Quintavalla, un inedito, "Trasmigrano", con una nota di Marco Furia

I

Trasmigrano i corpi, così l’amore
che mi sposta e muove
ali che si toccano sfilano appena
il collo gli occhi, più leggeri
nel sorriso. Sogno:
anse di nomi spinti da sonno cieco e
cani che riaprono l’alba
 
lui, lei che ricambiano
il cerchio del piacere,
dopo i cimiteri delle macchine là fuori,
e trattengono il cuore, lo smarrito

Loredana Magazzeni, inediti da "FragilitĂ  del bene", con una nota di Giorgio Bonacini

ritratto

se esce dall’ombra o entra nell’ombra
a rischiarare un tempo oscuro della conoscenza
come accade per chi guarda
la costruzione di un volto che non è mai definitivo
è paesaggio sublimato devastato dominato dal tempo
la mappa e il magma di se stesso
come avviene in un quadro dalle moltissime stesure
e si procede per tentativi e si va alla ricerca
di una lettura più attenta che arriverà alla tua icona

Ettore Labbate, da "Geografia", Manni 2010, con una nota di Rosa Pierno

(poesia)

non     si      dà
ragione          e
misura

col    verso   il
ritorno
costante

di  linee  al  da
capo           del
testo

lo    squilibrio
della parola

l’ubriachezza

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